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Le truppe napoleoniche a Mombaldone (1799)

Le truppe napoleoniche a Mombaldone (1799)


Fedele rievocazione storica del passaggio delle truppe di Napoleone in Val Bormida e dell’episodio dell’uccisione di 7 mombaldonesi (di cui si conoscono i nomi, registrati nell’archivio parrocchiale), avvenuta nel 1799, nel corso dei rastrellamenti effettuati dai soldati per conseguire il completo controllo del territorio. Gli spettacoli rievocativi proposti nelle due giornate, raccontano l’episodio della resistenza della piccola comunità di Mombaldone ed lo inquadrano nello scenario storico del tempo, illustrando gli armamenti allora in uso (grazie alla presenza di alcuni esperti in abiti dell’epoca, che ne spiegano il funzionamento con l’utilizzo di armi perfettamente funzionanti) ed analizzando gli effetti, positivi e negativi, dell’occupazione napoleonica, che lasciò un’impronta profonda nello spirito delle popolazioni conquistate. Le idee della rivoluzione francese furono, infatti, esportate sulla punta delle armi napoleoniche in tutta Europa e, nonostante i molti lutti portati dalle guerre dell’epoca, fu proprio grazie a queste campagne di conquista che i principii di liberté, egalité, fraternité ebbero diffusione rapida e gravida di conseguenze per il successivo sviluppo del pensiero e della civiltà occidentale.

Tutto il Borgo viene scenograficamente allestito per rievocare al meglio i fatti accaduti in quell’epoca, dei quali Goffredo Casalis fa specifica menzione nel suo “Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna” (Torino 1842 – Vol. X, p. 446) affermando: “Nelle ultime guerre, cioè negli anni 1799-1800, questo paese sopportò gravi mali nel passaggio dell’esercito francese sotto la scorta dei generali Victor e Joubert: diciannove mombaldonesi, che non poterono fuggire dalle loro abitazioni, caddero vittima del repubblicano furore”. Il passaggio a Mombaldone delle truppe napoleoniche è confermato dall’Archivio Parrocchiale di Mombaldone. Proprio nel 1799 il parroco, arciprete Don Giuseppe Scalma, annota sul registro parrocchiale degli atti di morte: “Nell’anno del Signore 1799, il 19 maggio, oltre il fiume Bormida, furono uccise nelle proprie case dai Francesi di passaggio sei persone”, elencando i nominativi delle persone decedute, tra cui anche il figlio del Notaio del paese. Fu pure ucciso l’anziano zio paterno del parroco e “tale fatale colpo accadde il giorno 11 agosto 1799, mentre i sopradetti barbari (francesi) passavano di qui per portarsi a Tortona per la battaglia contro gli Austrorussi, mandati in Italia dall’Imperatore Francesco II (d’Austria) per liberarla da tali predetti nemici che misero ovunque tutto a ferro e fuoco”. Sul registro il parroco annota, infine: “Deve essere similmente annotato che dai troppo spesso ricordati perfidi e barbari questo luogo fu depredato e furono bruciate nove case, cioè due nel paese e sette fuori e tutti gli abitanti fuggirono...”.

Le truppe napoleoniche in Val Bormida: dal "repubblicano furore" al Canale di Chabrol

La Valle Bormida di Spigno è stata teatro di eventi napoleonici di grande risonanza storica. Fu proprio a seguito delle Campagne d'Italia che Napoleone Bonaparte ottenne il primo riconoscimento universale di grande stratega militare e politico, ma la sua intuizione lo condusse a concepire anche opere di ingegneria civile avviando un piano di grandi lavori pubblici e introducendo colture agricole sperimentali. In quel periodo, fra l'altro, venne avviata la prima mappatura catastale del territorio, fu realizzata la rotabile Savona-Acqui-Alessandria e progettato il faraonico "Canal de la Bormida", destinato a congiungere il Mar Ligure all'Adriatico proprio attraverso questa valle: il progetto di tale opera vide la luce grazie all'intelligenza amministrativa di Gilbert Joseph Gaspard Chabrol de Volvic, prefetto del Dipartimento di Montenotte (con sede a Savona) dal 1806 al 1812. Purtroppo i passaggi delle truppe napoleoniche in Valle non furono sempre indolori: le ‘insorgenze’ delle popolazioni, pur velleitarie,  rappresentarono il tentativo dei potentati locali di conservare i loro poteri e privilegi e, in ultima analisi, di opporsi alle idee della Rivoluzione Francese, che le vittorie napoleoniche andavano diffondendo in tutta Europa sulla punta delle armi (Goffredo Casalis, con felice sintesi, definì ‘repubblicano furore’ questi avvenimenti) come un incendio assai pericoloso per le monarchie regnanti.  Nel corso delle Campagne d’Italia, Napoleone incontrò sul suo cammino comunità che lo accolsero a braccia aperte e altre (in numero più limitato) che gli opposero resistenza. Il Convegno e la Rievocazione storica intendono raccontare l’episodio della resistenza della comunità di Mombaldone (1799-1800), inquadrandolo nello scenario storico del tempo e illustrando gli armamenti allora in uso e gli effetti, positivi e negativi, dell’occupazione napoleonica.