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Un paese, un prodotto: capre, capretti e montoni

Un paese, un prodotto: capre, capretti e montoni


Non è raro, quando si percorrono i tornanti tra Mombaldone e Roccaverano e poi si scende giù per San Gerolamo verso Monastero o si risale la Tatorba in direzione di San Giorgio, essere costretti a rallentare e a volte a fermarsi perché la strada è attraversata da un gregge di capre. Guidate al pascolo (a sco) da un cane e da un anziano contadino, si arrampicano sui calanchi più aridi o nelle forre più ripide e brucano arbusti, erbe e piante aromatiche che conferiscono al latte un sapore del tutto particolare. L'allevamento caprino, dopo un periodo di stasi, sta conoscendo oggi nuova fortuna, grazie soprattutto ai buoni guadagni garantiti dalla robiola dop e alle iniziative portate avanti a livello di Comunità Montana per aiutare i piccoli produttori a proseguire con determinazione sulla strada della qualità. E' stata ormai eradicata l'artrite encefalitica, una malattia che portava alla morte di parecchi capi all'anno e diminuiva drasticamente le rese di latte, e sono state intraprese azioni concrete per il salvataggio della razza autoctona della capra di Roccaverano, da decenni a rischio di completa estinzione.

Ristoranti di chiara fama hanno poi scoperto la delicatezza della carne dei capretti della Langa Astigiana, che vengono allevati in gran numero e in buona parte macellati in occasione delle feste pasquali.

Le aziende più importanti selezionano anche montoni da riproduzione, per garantire la sanità della razza e il mantenimento delle qualità tradizionali. La rassegna di Mombaldone è un bell'esempio di come antico e moderno, folclore e tecnologia possano andare d'accordo e costituiscano la molla del rilancio agricolo e gastronomico del territorio.